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Siena  - Palazzo Bianchi Bandinelli
presentazione  dei lavori di Isetta Masliuk Bonomi

Palazzo Bianchi Bandinelli è un affascinante palazzo del XVIII secolo nella contrada di San Martino a Siena.

Il palazzo sorgeva sull'antichissima "Via Francigena" nel tratto che da Roma entrando in città portava Piazza del Campo.
Dopo essere stato per secoli la dimora di importanti famiglie patrizie senesi divenne proprietà di Giulio Bianchi Bandinelli, Governatore di Siena durante il periodo napoleonico.

Bianchi Bandinelli riedificò completamente il palazzo in elegante stile impero, come di moda  allora.

Siena, Palazzo Bianchi Bandinelli

 

Siena - Palazzo Bianchi Bandinelli

All'interno del palazzo le aree comuni ed alcuni ambienti di rappresentanza sono decorati con gusto neoclassico.

Il Neoclassicismo senese ebbe qui una delle sue interpretazioni più raffinate nel campo della pittura con Luigi Ademollo (1764-1849).
I cicli pittorici di questo autore colpiscono per la capacità di narrare ed evocare.
I suoi temi sono le  favole antiche e gli episodi mitologici.
Lo stile è molto ricercato e la delicatezza cromatica si lega alla leggerezza del tocco.

Anche gli stucchi di Pietro Rossi evocano con elegantenza un'epoca di bellezza ideale.
In tutto il palazzo si respira ancora l'atmosfera della Siena del Sei-Settecento proiettata verso un classicismo stilizzato.


I miei lavori

Un palazzo così importante e con uno stile così ben caratterizzato ha rappresentato per me una grande sfida.
Qui dovevo eseguire due soffitti e decorare una stanza-boudoir.

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Il primo ambiente è lo studio del proprietario, un medico.
Qui la decorazione doveva avere un carattere più austero e la ricchezza decorativa doveva mantenere un certo rigore e sobrietà.
Per lasciare all'ambiente il carattere serio del gabinetto professionale ho scelto di inserire lo stile grottesco in una trama simmetrica.
Mi sono scontrata con un problema abbastanza frequente negli edifici antichi e situati nei centri storici: l'asimmetria degli spazi.
In questo ambiente tutte le pareti hanno lunghezze diverse con asimmetrie di quasi un metro.

Dunque l'inserimento di uno schema simmetrico in un soffitto asimmetrico non è stato fatto "a misura", ma "accomodando" con occhio esperto le linee del disegno con il soffitto. Alla fine questo gioco di modulazione fra spazio reale e disegno percepito è stato risolto ed entrando nella stanza si percepisce una simmetria creata ad arte.

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Il secondo soffitto è di una camera da letto. Qui la pittura doveva essere rilassante ed onirica per poter comunicare all'ambiente serenità e riposo.
Tenendo presente le caratteristiche architettoniche dell'edificio e dell'appartamento abbiamo scelto in questo caso un tendaggio semitrasparente, leggermente sorretto ai lati, con l'azzurro del cielo che appena si intravede ai bordi della stanza.
Il soffitto è contornato da fiori che danno il necessario tocco di colore.

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Infine mi è stato chiesto di eseguire decorazioni in una stanza-budoir.
Un lavoro che si accostasse bene ad un magnifico letto "a barca" in stile impero già esistente.
Ho scelto dunque un drappeggio azzurro sorretto da rami d'olivo.
Una balza con un motivo di greca dà sostegno alla pittura raccordando in un tutt'uno gli elementi decorativi, l'importante pezzo d'arredamento e l'ambiente non troppo ampio.

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Bibliografia:
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Gino Chierici, Architetti ed architettura del ‘700 a Siena, in Architettura e arti decorative, II, 1923, 5, p. 141.
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Bruno Mussari, Tradizione, innovazione e rappresentatività nell’architettura civile del ‘700 a Siena. Le fabbriche alla romana e la memoria medievale nelle proposte di Giacomo Franchini, Ferdinando Ruggieri, Paolo Posi, Ferdinando Fuga, Antonio Valeri e Luigi Vanvitelli, in Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico, XIV, 2004, 27-28, pp. 75-114.
Gabriele Borghini, Architettura e colore dell’edilizia civile a Siena nel secolo XVIII: Il livello e la regola, in "Bollettino d’arte", 35-36, 1986, supplemento (Intonaci colore e coloriture nell’edilizia storica. Atti del Convegno di studi, Roma 1984, I), pp. 77-79.
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